La prima legge per i ragazzi in fuga dalla guerra

feb 25, 2017 Categorie: Media ,Sui mass media
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Ragazzi in fuga dalla guerra

Articolo di Sandra Zampa su L’Unità del 25 febbraio 2017

È stato scritto con riferimento alle tante, diverse e drammatiche vicende dei minori stranieri non accompagnati, che esse recano «le impronte delle tragedie del mondo contemporaneo». Sono impronte «impresse nel corpo e nell’ anima» di bambine e bambini, di ragazze e ragazzi, in fuga dai Paesi dove «l’ umanità è più a rischio».

In fuga da Paesi dove la guerra e la violenza sono più feroci come la Somalia, l’ Afghanistan o la Siria, dove la povertà è così acuta che non puoi temere nulla di più come la Nigeria, l’ Eritrea, l’ Egitto. Le storie di questi ragazzi sono entrate nelle nostre case e nella nostra quotidianità.

Le loro vicende hanno fatto irruzione dalle pagine dei giornali o dalla televisione, ci hanno colpito, ci hanno commosso ma soprattutto ci hanno interrogato sul modello di civiltà che vogliamo per noi stessi e per i nostri figli. Questi ragazzi sono profughi, richiedenti asilo, semplici migranti, ma prima di qualunque altra cosa, sono appunto ragazzi, minorenni soli, senza famigliari, senza adulti di riferimento.

Proprio in ragione della loro maggiore vulnerabilità sono state scritte e già votate alla Camera nuove norme che rispondono a aspetti umanitari e alle nostre coscienze, alla necessità di rispettare e applicare i principi proclamati nei trattati internazionali, dalla dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo alla convenzione Onu sull’ infanzia, di dotare l’ Italia di un sistema stabile ed efficace di protezione dei minori migranti, di aiutare i sindaci che devono gestire il problema dell’ accoglienza, di sostenere il lavoro delle associazioni e delle organizzazioni internazionali senza i quali affonderemmo anche noi in questo mare di disperazione e speranza.

Con la volontà soprattutto di concorrere a costruire una risposta che guarda lontano, al futuro. Integrare un minorenne, un ragazzo quando non un bambino, è più semplice e persino più gratificante. Ma è soprattutto un investimento per un Paese che registra un saldo demografico negativo. Investire sul suo senso di appartenenza al paese che lo ha accolto, su una doppia, consapevole cittadinanza significa investire sulla pace: una volta diventati adulti, questi ragazzi saranno i testimoni presso i propri paesi di origine della qualità della nostra civiltà e dei nostri valori. Ne sono giunti, nel nostro paese, ventiseimila dal 1 gennaio scorso. Nel 2011 faceva effetto la cifra di 3500.

Nella distanza tra questi due numeri sta il segnale delle tendenze della migrazione mondiale. Sappiamo che giovani e giovanissimi rappresentano nel flusso dei migranti una quota in continua crescita e che la loro età si abbassa progressivamente. Un Paese intelligente sa cogliere in questo fenomeno un’ opportunità.

La legge che ora attende il via libera del Senato va in questa direzione. E viva preoccupazione desta la notizia che alcuni emendamenti voluti dal governo possano far slittare ulteriormente l’ approvazione definitiva di questa legge. Non saremo tranquilli fino a che non vedremo il via libera. Possiamo essere il primo paese in Europa a varare norme per i ragazzi in fuga e alla ricerca di una vita nuova. Uno straordinario risultato che consegna al lavoro politico senso e dignità.

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