Immunità parlamentare: sottraiamo la decisione sull’autorizzazione alle Camere ed affidiamola alla Consulta

Immunità, i dubbi del Pd. Zampa: “Abbiamo sbagliato, va tolta anche alla Camera”

Articolo di Francesca Schianchi su La Stampa del 3 luglio 2014

Dopo il voto della Commissione sull’immunità ai senatori, è stata la prima a reagire. «Abbiamo sbagliato». Lo scrive subito via Twitter, la deputata prodiana e vicepresidente del Pd Sandra Zampa: l’immunità «va ripensata per tutti: deputati e senatori. Affidandosi a Corte e tutelando l’insindacabilità».

Vero è che il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi lascia aperta una possibilità – «tutto è sempre possibile in Aula» -ma il voto della Commissione Affari costituzionali del Senato per ora ha deciso che l’immunità per i futuri senatori sarà come la conosciamo oggi, ossia l’autorizzazione ad arresto, perquisizione e intercettazioni li decide un voto dei senatori: «Il Pd ha sbagliato», insiste la Zampa, «la logica dei relatori Calderoli e Finocchiaro è dire che bisogna dare le stesse guarentigie a Camera e Senato, ma se i senatori non sono più eletti la specularità mi lascia perplessa.

Questa partita è cominciata col piede sbagliato: dovevamo prenderci sei mesi di tempo per un grande confronto su questo argomento. Sono d’accordo che ci vogliono tempi fissati, ma bisogna coinvolgere tutti: il fatto che volessero rimettere l’immunità ai senatori io l’ho scoperto dai giornali!», lamenta.

Ora il premier Renzi invita il M5S a discutere dell’argomento per «trovare una soluzione sul punto delle guarentigie costituzionali» in modo da dare «risposta al tema immunità che non diventi occasione di impunità», e tanti anche nel Pd ammettono che potrebbe essere questa l’occasione di rivederel’istituto racchiuso nell’articolo 68 della Costituzione.

La relatrice del provvedimento, Anna Finocchiaro, aveva proposto di delegare la decisione sull’autorizzazione alla Consulta «ma non c’era in Commissione una maggioranza disposta a sostenere la proposta», spiega qualche suo collaboratore.

«È il momento di ripensare l’immunità per tutti – continua però la Zampa – anche perché quando si deve votare per l’arresto di un collega si è sotto una pressione tale che talvolta non si riesce nemmeno più a valutare se c’è fumus persecutionis.

Allora sottraiamo questa scelta ai parlamentari e affidiamola a un organismo terzo, che può essere la Corte costituzionale». Anzi, va più avanti la deputata prodiana, «ripensiamo tutte le prerogative parlamentari, istituiamo un codice etico, interveniamo sui conflitti d’interessi. Perché ci sono colleghi che possono continuare a fare il proprio lavoro?».

E allora, dato il voto di martedì, con una consonanza di vedute tra relatori e governo che maliziosamente sottolinea Pippo Civati, il più tenace oppositore interno di Renzi («Boschi e Finocchiaro prima si scaricavano la responsabilità dell’emendamento, poi erano tutte sorridenti mentre passava»), cosa si può fare? «Credo sia l’occasione per dire che l’immunità la vogliamo togliere anche alla Camera. Non a caso Renzi ha fatto l’invito al M5S, credo avverta il disagio della gente che pensa abbiamo ancora troppi privilegi.

Anche perché – sospira la Zampa – registro che a me stanno cominciando a scrivere persone per dirmi: ”Avete rimesso l’immunità, non vi voto più”».

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