La verità su Pier Luigi Bersani

Non so a chi volesse riferirsi Dario Franceschini quando ha detto, ieri, che lui non si fara’ fermare,  da chi “fermo’ Prodi”.

Non so e non credo che nel PD, gia’ messo a dura prova da tempo, si senta il bisogno di aprire nuove polemiche o di uno scontro sulla vicinanza all’unico leader che seppe battere due volte il Cav, e per due volte fu costretto a lasciare incompiuta la realizzazione del suo progetto per il Paese per il tradimento di esponenti della sua maggioranza.

So pero’ che in uno dei giorni piu’ tristi della permanenza a Palazzo Chigi, a fianco del Presidente Prodi, Pier Luigi Bersani c’era. Era l’8 maggio 2008, giorno del passaggio delle consegne, simbolicamente rappresentato da un campanello che “passa” appunto dalle mani del capo di governo uscente a quelle di chi invece entra. Un rito sempre un po’ mesto che per noi aveva un sapore amarissimo.

La campagna elettorale di Prodi era stata lunghissima. Perche’ prima della competizione per le politiche il Presidente si era speso per le regionali, al fianco di tutti i candidati presidenti di regione del centro sinistra. La vittoria era stata straordinaria. Poi quella per le politiche. Dura, difficile, impari nei mezzi, scorretta ai limiti della palese illegalita’. Una vittoria di misura al senato, dove non era stato possibile presentare la lista dell’Ulivo con penalizzazione fatale.

La permanenza al governo del Presidente Prodi, nel giorno del voto senatoriale che ne determino’ la fine, era stata quasi piu’ breve della campagna elettorale. E cio’ che ci si lasciava alle spalle era stato tutto conquistato grazie a una grande tenacia. Dura fare le riforme nel clima di ricatti incrociati scattato nella maggioranza.

Ma Bersani, d’intesa con Prodi, ebbe il coraggio della prima e della seconda lenzuolata. Gli italiani devono a quei provvedimenti qualche miglioramento della loro vita quotidiana. Non sono costati poco a chi li ha voluti. Bersani li ha difesi fino alla fine.

E ha saputo dire agli italiani, sempre, che lo dovevano al governo Prodi. E durante quei mesi duri, faticosi ma entusiasmanti, mai un “distinguo”, tra i tanti, troppi di altri esponenti di governo, rispetto alle scelte fatte insieme in sala di consiglio.

Quanto ai responsabili e alle responsabilita’ della fine del governo, lunga e’ la riflessione. E andra’ fatta perche’ non c’e’ pace senza giustizia, ma non c’e’ giustizia senza verita’. Quella che conosco su Bersani, in breve, e per cenni, e’ qui.

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abc last ott 3, 2009 Categorie: Territorio ,Sul territorio
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