Difendere la propria libertà non significa barricarsi ma realizzare convivenza e accogliere diversità

apr 7, 2009 Categorie: Territorio ,Sul territorio
Tag: , , .
bambini di tutti i colori

bambini di tutti i colori

Messaggio di Sandra Zampa alla Conferenza Metropolitana dei sindaci della provincia di Bologna

Aderisco con grande convinzione a questa iniziativa realizzata  in difesa del sistema scolastico pubblico e, allo stesso tempo, poichè fortemente connessi l’uno all’altro, in difesa di un modello economico e di welfare locale che, in modo del tutto peculiare, caratterizzano Bologna, la sua provincia e tutto il territorio della Regione Emilia Romagna.

L’attacco paradossale e insensato che questo governo ha portato alla scuola pubblica ha gravissime ricadute sul nostro tessuto sociale ed economico. La previsione di 1.500 unità in meno, tra personale docente e ATA, nei prossimi due anni, i 500 posti di docenza che già salteranno nel prossimo anno, a fronte di un incremento di 3.000 studenti, delineano una situazione non affrontabile da parte del sistema scolastico provinciale. Si tratta di un inaccettabile attacco al nostro territorio che ha saputo coniugare la crescita economica allo sviluppo e alla solidarietà sociale, tanto da poter essere annoverato tra le realtà più competitive sul piano nazionale ed europeo. Un modello non perfetto, certo, che non impedisce l’esistenza di alcune forti contraddizioni, ma che continua ad essere la nostra più grande forza e la nostra vera risorsa. Ma nel momento in cui ci accingiamo ad affrontare sfide drammatiche per il futuro del paese e a rintracciare concrete e possibili soluzioni al crescente fenomeno della disoccupazione che insiste anche sul nostro territorio regionale in modo preoccupante, dobbiamo essere assolutamente consapevoli che le scelte adottate dal governo rappresentano una risposta del tutto inadeguata alla grave crisi che ci ha travolto.

Nel tempo dell’economia della conoscenza bisogna investire nell’istruzione, non tagliare, perché essa è una infrastruttura decisiva dello sviluppo. In ottobre il ministro Gelmini, cito testualmente, diceva: “Non è vero che in Italia si spenda poco per l’istruzione,  anzi siamo tra i primi d’Europa”. La verità è che i dati dell’ultimo rapporto Eurostat collocano il nostro paese al ventunesimo posto. Con una spesa per l’istruzione pari al 4,4% del Pil, l’Italia è sestultima nella Ue, prima solo di Spagna, Grecia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania.

La nostra è la regione con la percentuale più alta di occupazione femminile. Credo sia fatto evidente a tutti, tranne forse a chi ha ora  responsabilità di governo, che la nostra offerta in termini quantitativi e qualitativi di servizi scolastici per l’infanzia, la capillare diffusione del tempo pieno nella scuola primaria e del tempo prolungato nella scuola media, siano tra le prime ragioni di questo fondamentale primato. Abbiamo realizzato infatti non solo un modello di sviluppo economico al quale le donne hanno potuto contribuire nel rispetto delle pari opportunità, ma abbiamo anche costruito un modello di scuola inclusivo che ha realizzato l’uguaglianza delle opportunità di accesso nella società del futuro.Una scuola dei saperi che non penalizza la persona, una scuola che non vuole lasciare indietro nessuno, che non separa ma unisce, che ha contribuito in modo straordinario alla crescita culturale del nostro territorio e del paese.

Con l’interpellanza presentata alla Camera e al Senato, gli eletti del Partito Democratico della provincia di Bologna chiedono al Ministro Gelmini di garantire questo modello, chiedono che siano rispettate le richieste delle oltre 3.000 famiglie che hanno scelto, per il prossimo anno scolastico, un tempo scuola di 30 e 40 ore, che hanno detto no al maestro unico, che vogliono le compresenze, che non accettano di vedersi sottrarre la prima e più grande risorsa: la scuola.

Ho già altre volte ricordato di essere figlia di un insegnate elementare che ha amato la scuola e che descriveva la sua professione come la più bella del mondo. Oggi non di rado gli insegnanti sono oggetto di critiche immotivate, attaccati sui media, giudicati inadatti, considerati non preparati. Dalla nostra città si avvii un processo inverso e contrario. La strategia del governo è chiara:  generare sfiducia, alzare i toni, creare falsi allarmismi per poi dare risposte forti e radicali che non corrispondono alle vere emergenze.

Lo ha fatto con la magistratura, lo fa ora con i migranti e con i loro bambini, lo fa con gli insegnanti. Desidero esprimere in modo particolare agli insegnanti il mio personale sentimento di solidarietà: spesso senza risorse adeguate essi rappresentano, dopo la famiglia, un punto di riferimento insostituibile, e talvolta indimenticabile nel corso della vita, per i nostri bambini.

Osserviamo i nostri bambini e valutiamo con obiettività i loro costanti progressi: le loro competenze e il loro rendimento scolastico si collocano ai vertici della classifica dei paesi dell’OCSE. Eppure la nostra regione ha il più alto tasso di alunni immigrati scolarizzati. Certo, vi possono essere situazioni di particolare difficoltà, ma prima di pensare che la presenza dei bambini immigrati rappresenti un’ostacolo per l’apprendimento spedito dei nostri bambini chiediamo agli insegnanti. Io l’ho fatto e questa è stata la risposta:

“Nella mia esperienza di insegnante ho vissuto momenti indimenticabili quando i miei alunni hanno scoperto:

  • che i planisferi non sono tutti uguali (la bambina cinese non sapeva ritrovare la sua città di origine perchè in Cina i planisferi hanno, ovviamente, al centro la Cina)
  • che il Natale non si festeggia in tutto il mondo
  • che la domenica non è l’unico giorno festivo
  • che i tortellini non sono una leccornia mondiale
  • che in Etiopia i funerali sono una festa che dura giorni e giorni
  • che il nero non è il colore del lutto per tutti
  • che soffiarsi il naso con le dita invece che con il fazzoletto può essere considerato molto più igienico
  • che baci, abbracci non sono sempre apprezzati
  • che guardare in faccia chi parla non da tutti è considerata educazione, ma sfrontatezza
  • che usare le mani per mangiare può essere un’abitudine come quella di usare le posate
  • che aprire il regalo ricevuto può essere interpretato come gesto di maleducazione”

Difendere un modello di sviluppo come il nostro, significa saper affrontare le nuove  difficili sfide senza perdere di vista la solidarietà, la civiltà e la pacifica convivenza che hanno contraddistinto la storia della nostra città. Ma più ancora significa saper comprendere  quale patrimonio in termini culturali, e insieme di sviluppo economico, derivi dai processi  di integrazione delle famiglie migranti che hanno scelto di vivere sul nostro territorio. I bambini migranti rappresentano una ricchezza per i nostri bambini. La denuncia di eventuali casi di discriminazione o di difficoltà non deve mai prescindere dai principi di uguaglianza e inclusività espressi dall’art. 3  e dall’art. 34 della Costituzione italiana e non può prescindere dalla Legge  517 del 1977 che definisce il carattere inclusivo della scuola italiana, dapprima rivolgendosi agli allievi disabili e via via anche agli studenti stranieri. L’educazione alla multiculturalità e al reciproco rispetto devono entrare a pieno titolo nei programmi di educazione al civismo a alla cittadinanza. Bologna chiede al governo di non accogliere le richieste della mozione Cota, già approvata dalla maggioranza, ma di impiegare le risorse economiche non per la realizzazione delle dannose e inutili classi ponte, ma in favore dell’educazione agli adulti, chiede di garantire le compresenze nella scuola primaria che hanno fino ad oggi consentito di lavorare per piccoli gruppi nel rispetto dei tempi di apprendimento di ciascuno, di non ridurre il tempo scuola nella secondaria di primo grado che garantisce una migliore e più efficace azione educativa mirata sui ragazzi adolescenti,ossia in una delle fasi più delicate e controverse della crescita. Meno chiacchiere demagogiche sulle insufficienze in condotta e più risorse per la prevenzione dei comportamenti a rischio. Bologna chiede più scuola per la realizzazione di una società migliore.

Infine un’ultima considerazione. Si è molto discusso anche a Bologna sul voto in decimi che nella L.137 sostituisce la valutazione attraverso il giudizio. L’ho già affermato più volte anche a mezzo stampa. Un voto numerico per un bambino della scuola primaria può essere confuso con un voto attribuito alla sua persona e non al suo elaborato. Se poi si tratta di un voto di sintesi diventa quasi impossibile rintracciare il valore numerico corrispondente, sia per le eccellenze che per gli alunni con difficoltà. Nello stesso ambito disciplinare un bambino può essere un abile risolutore di problemi logici, ma non altrettanto bravo nel calcolo. Che voto merita? Si può fare la media: ma allora la valutazione in decimi come sarà di più facile comprensione per il genitore come affermato dal legislatore? Le parole sembrano più adatte. Ritengo che dietro ad alcune prese di posizione dei docenti ci sia la volontà di non abbandonare un sistema giudicato migliore. Ma ritengo che se il nostro obiettivo è quello di difendere un modello di scuola che ha fortemente cooperato alla costruzione di un modello di società dove a ciascuno,  anche ai più deboli, è garantita la possibilità di crescita e di sviluppo secondo le proprie possibilità, anche una riflessione sulla valutazione non è affatto accessoria.  E non per questo la scuola  merita di essere definita “La fabbrica degli ignoranti”. Da sempre gli insegnanti si impegnano perchè le eccellenze dei loro allievi siano giustamente riconosciute e valutate, ma al contempo chiedono, soprattutto per i più piccoli,  strumenti di valutazione che non mortifichino le potenzialità, ma che invece rafforzino la consapevolezza delle proprie capacità. La grande tensione e il senso di estraneità che questo governo ha suscitato tra le componenti della scuola ha contribuito, anche a Bologna, all’esasperazione dei toni e in qualche caso alla frattura tra organi dirigenti e corpo docente. Auspico che si possano presto ritrovare coesione e unità di intenti. In gioco ci sono il futuro dei nostri figli, il patrimonio culturale ed economico di Bologna e del suo territorio.

Difendere la propria identità non significa affatto, come sostiene la Lega, barricarsi dietro al muro dei pregiudizi, ma ricercare tutte le strade possibili per realizzare convivenza e civismo, conoscere e accogliere le diversità come possibile fonte di arricchimento e di sostegno per essere pronti agli inevitabili e ricorrenti cambiamenti a cui da sempre le società vanno incontro. Su questo terreno la scuola pubblica rappresenta una formidabile e preziosa risorsa.

On Sandra Zampa. Partito Democratico

Print Friendly, PDF & Email
Be Sociable, Share!
abc last apr 7, 2009 Categorie: Territorio ,Sul territorio
Tag: , , .

Appuntamenti

  • Eventi sono in arrivo, resta sintonizzato!

mese per mese

Nel sito

Facebook

"IlFuturoHaRadiciAntiche"

Iscriviti alla newsletter di Sandra Zampa
Leggi informativa sulla Privacy
Per cancellare iscrizione invia richiesta a info@sandrazampa.it