Ritroviamo lo slancio, lo spirito e le ragioni che hanno ispirato i padri fondatori del PD.

Romano Prodi con Arturo Parisi - 12 aprile 2008 ore 01:37Roma, 15 lug. (Apcom) – La parlamentare Pd Sandra Zampa invita a “non lasciar cadere” la richiesta di Arturo Parisi per una nuova riunione dell’assemblea costituente.

“Il senso dell’appello di Parisi -dice Zampa- va davvero preso sul serio. Il PD sta vivendo un momento difficile ed è chiamato a ritrovare lo slancio, lo spirito e le ragioni che hanno ispirato i padri fondatori.

Siamo tutti chiamati a rispondere all’esortazione a un rinnovato entusiasmo per la nostra ‘causa’ e le nostre buone ragioni. Ma ciò non può avvenire in assenza di un contesto di trasparenza e di autentico confronto delle diverse opinioni. Più di tutti sono quanti hanno accolto per primi e con trasporto la chiamata delle primarie a rivolgere al PD l’invito a ritrovarsi per discutere del cammino da fare insieme”.

PD: PARISI CHIEDE RICONVOCAZIONE ASSEMBLEA COSTITUENTE =
(ASCA) – Roma, 15 lug – Arturo Parisi chiede la
riconvocazione dell’Assemblea Costituente del Pd.
Dopo la riunione del 20 giugno, a cui, secondo Parisi, ha
preso parte non piu’ del 20% dei delegati, lo stesso Parisi
ha inviato una lettera ai delegati dell’Assemblea, e per
conoscenza ai parlamentari del Pd, per chiedere loro di
associarsi alla sua ”richiesta per una nuova convocazione
della Assemblea Costituente, perche’ possa finalmente
dibattere, ma ancor piu’ perche’, nel rispetto delle regole
che ci siamo dati con lo Statuto, possa decidere del futuro
del partito”.
Di seguito il testo della lettera.
”Sono passati esattamente nove mesi da quando, rispondendo
alla proposta dei partiti promotori, piu’ di tremilioni e
mezzo di italiani, quasi il trenta per cento degli elettori
del Pd,  in un giorno dello scorso ottobre che ricordiamo
ancora come un giornata di festa, hanno messo col loro voto
le fondamenta per la costruzione del Partito Democratico.
Recandosi in tutta Italia nei seggi elettorali, come
avevano gia’ fatto a milioni nelle primarie dell’ottobre
2005, essi hanno dato ancora una volta la prova della
esistenza nel nostro Paese, soprattutto nel campo di
centrosinistra, di una grande quantita’ cittadini che non si
accontentano di una democrazia intermittente. Recandosi nel
2005 e nel 2007 ai seggi elettorali, essi ha confermato la
disponibilita’ e la richiesta di partecipare non solo a
manifestare una risposta su proposte avanzate da altri, ma di
partecipare alla formulazione della stessa proposta, sia che
questa riguardi chi deve svolgere le diverse responsabilita’
politiche sia che riguardi contenuti e orientamenti da
svolgere nelle istituzioni. E, facendolo in una misura
enormemente superiore a quella dei partecipanti e degli
stessi iscritti negli elenchi dei tesserati ai partiti, hanno
ancora una volta messo in evidenza i limiti e l’insufficienza
dei partiti che abbiamo ereditato dal passato, o, almeno, i
loro limiti nella condizione nella quale erano finiti nel
momento in cui li abbiamo ereditati dal passato.
A rappresentare questi cittadini tu ti sei a suo tempo
candidato, cosi’ come hanno fatto decine di migliaia di
cittadini, e come ho fatto anche io nel collegio della mia
citta’. Da questi cittadini tu ed io siamo stati eletti
perche’ dessimo voce al mandato che era implicito nella
candidatura che ci impegnavamo a sostenere per la segreteria
del partito, ma ancor piu’ perche’ svolgessimo quel confronto
che dentro le primarie non era stato reso possibile, e, a
partire da questo confronto, prendessimo poi le decisioni
conseguenti.
Non e’ quello che e’ capitato. Come sai l’Assemblea
Costituente del Partito e’ stata da allora convocata tre
volte. Ma ogni volta si e’ svolta senza che che sia stato
possibile dar luogo ad un vero dibattito e soprattutto si e’
conclusa con voti di acclamazione che hanno sancito decisioni
gia’ prese.
Nessuno si e’ percio’ meravigliato se in questo modo la
partecipazione larga nel primo incontro, si sia ampiamente
ridotta nel secondo, per ridursi praticamente ad una infima
minoranza nell’ultimo. Quel che e’ peggio e’ che nell’ultima
riunione la Assemblea e’ stata di fatto ”suicidata”, con
l’intenzione di mettere cosi’ termine al percorso delle
primarie, attraverso modifiche statutarie che contrastano lo
Statuto appena approvato, e i poteri della Assemblea sono
stati trasferiti ad una Direzione eletta secondo la prassi
consolidata nelle precedenti assemblee, e costituita nel
rispetto di appartenenze di gruppo definite a partire da
abitudini e frequentazioni passate piu’ che da differenze di
opinioni politiche presenti. Ne’ d’altra parte si capisce
come altrimenti potrebbe essere composta la Direzione una
volta che il partito e’ stato privato di occasioni di
confronto che ci consentano di conoscere le rispettive
opinioni politiche e quindi, a partire da esse, unirci, o
distinguerci tra di noi.
Non e’ nelle intenzioni di questa lettera quella di
intrattenerti sulle contestazioni formali relative alle
trasgressioni della democrazia e della legalita’ di partito.
Di queste decideranno gli organi competenti presso i quali
alcuni delegati hanno gia’ presentato un formale ricorso
nell’interesse e solo nell’interesse del partito. Di queste
da’ conto piu’ dettagliato la nota che allego alla presente.
Quello sul quale voglio richiamare la tua attenzione, al
di la’ della forma, e’ la  sostanza del problema. Quale che
sia il giudizio sulle cause che ci hanno condotto a questo
punto, e’ difficile infatti non riconoscere che, a nove mesi
dalle primarie, il partito si trovi in una condizione che
nessuno avrebbe allora immaginato. Molti, avvertiti come me
dal crescente abbandono di nostri elettori verso
l’astensionismo, o verso altre scelte politiche o
antipolitiche, guardano con grande preoccupazione alle prove
che ci attendono. Altri sono invece piu’ ottimisti e pensano
che i consensi raccolti costituiscono una solida base di
partenza per ulteriori avanzamenti. Altri ancora nascondono
invece purtroppo le attese di futuri esiti  negativi pensando
che essi possano facilitare la ridefinizione dei rapporti
interni al partito quasi che le prossime elezioni europee
possano svolgere la funzione di un congresso. Sullo sfondo di
questi diversi scenari il corpo del partito e’ intanto
attraversato e diviso da dibattiti spesso aspri su temi che
per il loro rilievo sono destinati a definire l’identita’ e a
decidere del futuro del partito. Dalla legge elettorale al
federalismo fiscale, dalla dissoluzione di alleanze passate
alla ricerca di alleanze nuove, dalla giustizia alla
economia. Quel che qui conta e’ che questi dibattiti si
svolgono dappertutto, all’infuori che nelle sedi ufficiali
del partito, e che sono spesso pensati per segnalare
presenze, affermare preminenze, anticipare dissidenze.
Iniziative che, come e’ stato detto, potrebbero anche
proporsi come affluenti del grande fiume del partito, ma che
privi invece di un approdo vanno producendo un pantano che si
allarga ogni giorno di piu’.
E’ pensando a questo rischio che, all’indomani delle
elezioni politiche e della prima grave sconfitta subita al
Comune di Roma, avevo condiviso la proposta che il segretario
del Partito aveva avanzato, anche se all’interno di organi
informali e in modo informale, per l’apertura di un percorso
congressuale che consentisse quel largo confronto e quella
verifica comune che non era stata possibile in passato ne’
dentro le primarie, ne’ dentro l’Assemblea Costituente che le
primarie avevano eletto proprio a questo fine. Una proposta
respinta nell’immediato da quasi tutti: chi con l’argomento
che non se ne vedevano i presupposti, chi con la proposta di
rinviare tutto all’indomani del risultato delle europee.
Altri invece obiettarono che piuttosto che pensare a percorsi
straordinari era meglio utilizzare quelli ordinari. E percio’
fu convocata l’Assemblea Costituente con l’idea che potesse
finalmente affrontare e decidere tempestivamente i temi in
agenda. E anche per questo si decise di dedicare finalmente
ad essa due giorni. Era e sarebbe stato quello il nostro
Congresso si disse. Se non e’ un Congresso un organo di 2858
persone cosa e’ mai un congresso? Si disse.
Se non e’ un Congresso un organo eletto da 3.554.000 persone
cosa mai e’ un congresso? Si aggiunse. Il guaio e’ che e’
stato detto con vanto, mentre lo si sarebbe dovuto dire con
vergogna. Quale partito si sentirebbe infatti di avviare il
percorso che noi abbiamo avviato, con l’enfasi che abbiamo
dato alla partecipazione diretta, con la risposta che abbiamo
raccolto, con la domanda che abbiamo alimentato, per
interromperlo poi cosi’ come noi lo abbiamo interrotto? Come
accettare che questo partito sia proprio il nostro Partito,
il Partito che in nome delle primarie si e’ presentato agli
italiani come un partito nuovo, il Partito Democratico?  E’
per questo motivo, che da delegato a delegato, prima di
arrendermi definitivamente alla realta’, sento il dovere di
chiederti di associarti alla mia richiesta per una nuova
convocazione della Assemblea Costituente, perche’ possa
finalmente dibattere, ma ancor piu’ perche’, nel rispetto
delle regole che ci siamo dati con lo Statuto, possa decidere
del futuro del partito.
E’ una richiesta guidata solo dalla passione che tu ed io
abbiamo per il partito e per la democrazia in Italia, una
richiesta che prescinde dalla condivisione tra noi di
posizioni sui distinti argomenti ora in discussione.
Se convieni sulla sostanza delle mie preoccupazioni e
convieni sul senso della mia proposta ti prego di darmi un
riscontro all’indirizzo dal quale ti scrivo”.

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abc last lug 15, 2008 Categorie: Territorio ,Sul territorio
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