Basta con le aggressioni alla libertà di informazione. Il Premier venga in Parlamento a riferire sui fatti che lo riguardano.

Articolo di Sandra Zampa su Europa del 2 settembre 2009

Ieri sera (1 settembre) ho visto e ascoltato al Tg1 delle 20 Silvio Berlusconi da Danzica. Parole senza rispetto per il  direttore di Avvenire, Boffo. Parole minacciose e ingiuriose nei confronti di Repubblica e del suo direttore Mauro. 

Non si puo’  assistere in silenzio a quanto sta accadendo. Non si puo’ restare immobili di fronte all’aggressione in corso da parte del governo e della sua maggioranza alla liberta’ di informazione e all’esercizio del legittimo diritto di critica.

Ricatti, intimidazioni, minacce, disinformazione. Stiamo davvero vivendo una brutta pagina della storia del nostro Paese. Confesso che lo spettacolo lascia attoniti: gente che si rotola nel fango.

E si vorrebbe starne lontano sperando che la gente provi lo stesso ribrezzo e capisca cosa c’e’ in gioco. Ma non si puo’ tacere. Nessuno puo’ volgere lo sguardo da un’altra parte. Tanto meno puo’ farlo chi siede in Parlamento, il luogo della democrazia, la casa della liberta’.

E’  tempo di una reazione e di una mobilitazione delle coscienze. Non si puo’ contare su gran parte dell’informazione prodotta dalla televisione pubblica. Con eccezione della terza rete abbiamo a che fare con telegiornali che nascondono e  disinformano.

La vicenda che ha riguardato Boffo,  va annoverata tra le piu’ ignobili pagine del giornalismo italiano. Considero umiliante e non dignitoso che un giornalista si possa ridurre ai ricatti e alle intimidazioni come ha fatto Feltri. Mi pare che l’editoriale con cui ha spiegato le ragioni della sua guerra a Boffo parli da se’. Abbiamo voluto dargli una lezione, c’e’ scritto in sostanza.

I fascisti facevano cosi’. I mafiosi lo fanno ancora. Feltri lo ha fatto al solo scopo di difendere l’indifendibile. Per i fatti che lo riguardano e’ tempo che il Presidente del Consiglio venga in Parlamento  per riferire. Noi del PD lo abbiamo chiesto con una interrogazione. Lo deve all’opinione pubblica come Repubblica gli ricorda da tempo.

Ora in gioco c’e’ di piu’ ancora.

In gioco c’e’ la liberta’ di tutti.

Dobbiamo esserci.

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