Signor ministro Gelmini, ci spieghi perchè vuole portare il sistema scolastico italiano al disastro?

ott 8, 2008 Categorie: Parlamento ,In Parlamento
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Una delle tante manifestazioni contro la riforma GelminiXVI LEGISLATURA – DISCUSSIONI – SEDUTA DEL 29 SETTEMBRE 2008 – N. 56

Signora Presidente,
signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ho chiesto di intervenire anch’io oggi in quest’Aula non solo per la viva preoccupazione che insieme al Partito Democratico anch’io nutro per le sorti della scuola pubblica italiana, ma anche perché sono figlia di una maestra elementare e sorella di una maestra elementare (figlia di una madre che è stata maestra unica e poi invece maestra nel nuovo sistema, quello che voi vi apprestate a liquidare, e sorella di una maestra che lavora insieme ad altre in realtà complesse di un piccolo paese).

Parlo, quindi, avendo ben presenti le loro considerazioni sulla positività del passaggio dal maestro unico ad un sistema diverso, che è nato per affrontare nuovi problemi e per aggiungere ricchezza di sapere nell’insegnamento. Colpisce negativamente, signor sottosegretario, anche se non stupisce, che su una materia di così strategica importanza per il futuro del nostro Paese questo Governo abbia deciso di procedere con una decretazione d’urgenza, senza aprire un serio ed approfondito dibattito pubblico e parlamentare, quel dibattito a cui il Paese aveva diritto.

Il Governo, con il suo decreto, ha calato una mannaia sulla scuola, che genera il più giustificato allarme in milioni di famiglie italiane, le quali a soli quindici giorni dall’inizio dell’anno scolastico hanno visto messa in discussione la prima e la più importante risorsa della quale può disporre una famiglia, quella dell’istruzione garantita dalla scuola pubblica, ossia quella che garantisce parità di accesso alla società ed al futuro.
Sono stati tagliati e verranno tagliati 8 miliardi di euro. Ancora una volta con una faccia il Governo promette la riduzione del carico fiscale e con l’altra, invece, sottrae servizi e risorse. Mentre la scuola pubblica si deve trasformare in una grande scatola svuotata di contenuti e di saperi, si fa spazio l’idea di affidare l’istruzione alla privata iniziativa. A pagarne il prezzo più alto saranno le fasce più deboli: lo sappiamo tutti, lo sapete voi, e noi lo denunciamo.

Per tutto il Paese è già ora emergenza culturale.

Davvero la Ministra Gelmini pensava che ci appassionassimo al dibattito estivo, usato a mo’ di specchietto per le allodole, sul grembiulino sì o il grembiulino no ? Di una cosa, però, siamo assolutamente certi:non basterà un grembiulino a coprire il vuoto culturale che questo provvedimento causerà, soprattutto in quel segmento del sistema scolastico italiano che è la scuola primaria. La nostra scuola è la sesta al mondo e la seconda in Europa per qualità ed efficacia, e un grembiulino non basterà nemmeno a garantire ai nostri giovani il diritto all’istruzione, così come è sancito dalla nostra Costituzione.

Così come non basteranno a fermare la civile protesta le intimidazioni subite da alcuni docenti da parte di esponenti locali della maggioranza, come è accaduto pochi giorni fa nella mia città, a Bologna; intimidazioni che oggi intendo denunciare in quest’Aula e che a nulla serviranno, perché –  sia chiaro alla Ministra Gelmini e al Governo –  le manifestazioni e i cortei di protesta di genitori, di alunni, docenti e personale tecnico che riempiono le piazze e le strade della nostra città sono state la testimonianza più vera e civile dello sconcerto e dell’indignazione di chi vive, lavora, frequenta la nostra scuola ogni giorno.

Io ero lì, in mezzo ai manifestanti, ho visto bambini con la proprie madri e con le proprie maestre, bambini con cartelli, allegri, coccolati e amati dai propri insegnanti, bambini che vorrei vedere ovunque così curati ed educati con tanto amore. Ad intimidire, rivolgendosi alla procura, è stato l’onorevole Fabio Garagnani, al quale voglio assicurare una cosa: noi, Partito Democratico, non lasceremo insultare e minacciare gli insegnanti, che al di là dei loro legittimi orientamenti politici personali, si stanno battendo per assicurare una scuola migliore a tutti i nostri figli, ai nostri nipoti, ai bambini d’Italia. E visto che parlo di Bologna, è bene che gli italiani sappiano come sono andati i fatti, quei fatti che l’onorevole Garagnani ha denunciato.

L’episodio a cui mi riferisco, che è stato riportato dai quotidiani locali e che non è stato in alcun modo smentito, riguarda un volantino predisposto da un gruppo di genitori di un consiglio di circolo di una scuola e dal presidente dello stesso consiglio. Un volantino che non aveva alcun simbolo di partito, alcun segno grafico che lasciasse in qualche modo immaginare un’appartenenza politica e che presentava alcune informazioni sul decreto cosiddetto Gelmini, con l’annuncio di una manifestazione, quella svolta appunto il 26 settembre scorso. Un volantino che su richiesta dei genitori è stato fatto pervenire alle famiglie attraverso i diari, esattamente come avviene sempre e normalmente nelle comunicazioni tra scuola e famiglia. Questo volantino è passato dalle mani di un consigliere di Forza Italia e da lui consegnato all’onorevole Garagnani, il quale ha dichiarato ai quotidiani bolognesi che lo avrebbe consegnato al Ministro Gelmini, che avrebbe cercato gli estremi per allontanare le maestre dalla scuola, ha annunciato un esposto in procura e ha più volte minacciato l’allontanamento delle insegnanti.
Bene, lo ribadisco, le insegnanti non verranno lasciate sole.

Chiedo che si indaghi piuttosto sulle presunte riprese filmate che sono state eseguite a Bologna nel corso di quella manifestazione da esponenti della maggioranza che lo hanno anche dichiarato. A che titolo sono state fatte ? A che titolo consiglieri comunali di Forza Italia minacciano allontanamenti o si permettono di riprendere i bambini ?  Porterò questa questione, ovviamente, alla Commissione bicamerale per l’infanzia della quale faccio parte.

Alla Ministra Gelmini voglio chiedere: davvero volete far tacere le voci di protesta ? Perché volete farle tacere ?

Suggerisco di ascoltare le madri e i padri che consegnano fiduciosi i loro figli nelle mani di insegnanti capaci, appassionati e coinvolti, ai quali non intendono rinunciare. E mentre si intende fermare la civile protesta dei cittadini, con la procedura di urgenza adottata dal Governo si vuole evitare anche il dibattito democratico e l’apporto del confronto parlamentare.

Diversamente, ci spieghi il Ministro Gelmini quale carattere di urgenza è possibile intravedere nell’articolo 1 in materia di cittadinanza e Costituzione. Lo hanno denunciato già tutti i miei colleghi: è un tema ampiamente previsto dalle disposizioni vigenti (legge n. 53 del 2003).

Inoltre, lo stesso articolo 1 non si configura certo come un contributo così innovativo da dover essere con urgenza approvato, anzi vi si esprime un’idea statica di un tema che richiederebbe, invece, una trattazione che meglio tenesse in conto i grandi mutamenti culturali che hanno interessato la società contemporanea e, in modo del tutto peculiare, le giovani generazioni. Non in un solo punto, infatti, si richiama la necessità di affrontare il tema dell’identità culturale, come l’inevitabile risultato di un costante processo di contaminazione e di confronto con altre culture.

Per non dire dell’articolo 2, quello che riguarda la valutazione del comportamento degli studenti: un caso di disposizione del tutto immotivata. Con il decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 21 novembre 2007, il Ministro Fioroni aveva già provveduto ad inasprire le sanzioni in caso di reiterati comportamenti di violenza e di mancato rispetto delle regole della comunità scolastica, fino ad arrivare alla non ammissione allo scrutinio finale, fino alla bocciatura.

Ci spieghi il Ministro Gelmini perché avete sentito la necessità di intervenire d’urgenza: perché la precedente normativa  impone che ogni provvedimento disciplinare debba essere sempre ispirato al fine educativo proprio della scuola ? È questo il punto da cancellare?

L’articolo 2 del decreto-legge n. 137 del 2008 è del tutto privo di riferimenti al compito fondamentale della scuola, che è e deve restare quello educativo.

L’estensione poi del provvedimento alla scuola primaria, che non ne risulta esplicitamente esclusa, non solo è totalmente priva di fondamenti pedagogici, ma è insostenibile dal punto di vista giuridico, considerato che i bambini fino a 11 anni non possono contare su un codice di diritti e di doveri: lo statuto delle studentesse e degli studenti si applica infatti solo alla secondaria di primo e di secondo grado.

Questo pasticcio normativo che avete introdotto nella scuola non contiene una sola riga dedicata all’urgenza di far comprendere ai giovani studenti la necessità di ritrovare, insieme ai loro professori, e non nello scontro di due blocchi destinati a non comprendersi, un nuovo codice di comportamento, costituito da regole condivise, di rintracciare un nuovo linguaggio che riavvicini i giovani alle istituzioni scolastiche e che possa restituire prestigio e autorevolezza ai docenti.

Non basta e non basterà battere il pugno sulla cattedra: l’insegnante più ascoltato – lo sappiamo tutti, perché a scuola ci siamo andati tutti – è quello che sa farsi ascoltare. Minacciare la bocciatura a che cosa servirà, se non saranno state percorse prima tutte le strade per trattenere ognuno dei nostri giovani il più a lungo possibile dentro la scuola ? Come combattere contro l’abbandono scolastico, con le armi spuntate della scuola del ventennio, che oggi volete ripristinare ?

Vede, signor sottosegretario, sono stupita di avere ascoltato un collega della maggioranza elencare qui il cahier de doléances della scuola italiana e della scuola superiore,
tutto ciò che non va, e di averlo sentito elencare queste cose come se la risposta fosse semplicemente ridurre le spese, ridurre la fatica, battere appunto i pugni sulla cattedra, quando in molte regioni sono state sperimentate – cosìcome è avvenuto anche in altri Paesi del mondo – politiche contro l’abbandono scolastico.

La mia regione – e io ne sono orgogliosa- è una di queste: un grande piano contro l’abbandono scolastico, che si vedrà tagliate risorse per tre milioni di euro, mezzo milione dei quali verranno tagliati alla provincia di Bologna.

Ma il capolavoro del decreto-legge n. 137 del 2008 è l’articolo 4, quello che riguarda l’introduzione del maestro unico.

Con un colpo di spugna il Governo cancella l’esperienza della scuola primaria italiana che con la legge n. 148 del 1990 aveva sostituito la figura ormai superata del maestro unico; disconosce il faticoso impegno degli insegnanti, dimenticando colpevolmente che i nostri maestri sono figure ormai specializzate nei propri ambiti disciplinari, e trascura le grandi potenzialità che il tempo pieno (e non un tempo scuola generico, non un ” parcheggio” dove lasciare i bambini) favorisce in ogni bambino, con particolare riguardo a tutti quei soggetti ai quali è necessario un tempo più dilatato per apprendere, per potersi esprimere e per entrare in sintonia con il gruppo classe.

Oggi vale la pena ricordare al Governo e al Ministro Gelmini i risultati dell’indagine PIRLS 2006, dai quali risulta che le competenze in lettura dei nostri bambini di quarta elementare sono di gran lunga superiori a quelle degli altri bambini europei e del mondo. Nella classifica mondiale tra i quarantadue Paesi a confronto l’Italia occupa il sesto posto e il secondo in quella europea. Inoltre, i bambini italiani sono, a parità di percorso scolastico, più piccoli di età rispetto ai bambini degli altri Paesi. Tale competenza è riferita alla reading literacy, che comprende anche la capacità di riflettere e di saper utilizzare quanto letto per il raggiungimento di obiettivi personali e sociali.

In questa accezione, quindi, le competenze dei nostri bambini di quarta elementare, confrontate con quelle dei compagni di altri Paesi del medesimo livello scolare, assumono un significato particolarmente importante, tanto da spingerci a chiedere al Ministro Gelmini e al Governo: perché ?

Perché si è deciso di intervenire così pesantemente su questo segmento della scuola che risulta essere il sesto al mondo e il secondo in Europa ? Qual è la ragione pedagogica ?

Quale disastro didattico ha così fortemente colpito il signor Ministro da farle prevedere tagli del personale docente che a regime saranno di 90mila cattedre, tagli del personale tecnico che si aggirano intorno alle 50 mila unità e una riduzione in cinque anni del tempo scuola che va dalle 990 ore per il modulo alle 2.640 per il tempo pieno ? Ci spieghi il Ministro perché la nostra scuola primaria deve cambiare in favore di un modello che ha dato risultati peggiori ? Perché, signor Ministro, non ha deciso di discutere con tutte le forze politiche ? Perché non ha chiesto che si organizzasse un pubblico dibattito su questo tema che coinvolge milioni di cittadini ?

Perché non ci dice chiaramente, come ha fatto il ministro Tremonti, che questo Governo ha deciso che l’Italia non può più permettersi di avere una scuola primaria competitiva ? Se questi sono i provvedimenti nel segmento della scuola primaria che risulta essere la seconda in Europa, cosa accadrà quando metterete le mani sui segmenti più critici del sistema ? Già se ne vedono i primi effetti. Nella scuola secondaria di primo grado, la riduzione del monte ore ha già prodotto la decurtazione della terza ora settimanale per la seconda lingua straniera. Signor sottosegretario, signor Ministro, davvero ci volete far credere di essere convinti che un ragazzino di undici anni possa imparare il tedesco, il francese, lo spagnolo, con due ore di lezioni frontali settimanali ?

Non vi è venuto il sospetto che tutto ciò significherà: meno tempo per l’approfondimento dei contenuti disciplinari; minori competenze di tipo specialistico dei docenti, a fronte di una necessità di saperi sempre più complessi e di un’approfondita conoscenza delle nuove tecnologie; l’impossibilità di individualizzare gli insegnamenti, sia per i bambini in difficoltà, sia per le eccellenze; impossibilità di attivare laboratori o recuperi, tutto in favore dell’inevitabile crescita della dispersione scolastica e dell’impossibilità di favorire l’apprendimento in tempi distesi, nel rispetto dei processi cognitivi di ogni bambino? Una scuola pubblica, impoverita di saperi e di competenze; una scuola che dovrebbe formare gli uomini e le donne di domani e che, invece, si ispira al passato; una scuola per chi non potrà permettersi una baby sitter di lingua inglese, tedesca o spagnola; una scuola destinata a scendere dalle classifiche internazionali.

Dietro il decreto-legge n. 137 del 2008 vi sono unicamente ragioni di contenimento della spesa dettate dalla manovra finanziaria e dispiace, ma non stupisce, che questo Governo pensi di contribuire al risanamento dei conti pubblici con un provvedimento così penalizzante per la scuola, una scuola che dovrebbe, invece, corrispondere alle crescenti necessità di domani e non riproporre modelli del passato.

Ci chiediamo, insieme alle tante famiglie italiane, come pensa il Ministro Gelmini di garantire il tempo pieno, perché non basterà riproporre il doposcuola che ci siamo lasciati alle spalle ormai da trent’anni. Questo Governo pensa che le regioni a piena occupazione femminile potranno rinunciare ad un tempo scuola pomeridiano garantito dalla presenza di insegnanti di ruolo ? Ci si aspetta che le famiglie accettino di lasciare in una sorta di parcheggio i propri figli, non più impegnati in ore di lavoro didattico, in laboratori di approfondimento, in visite a musei, nel lavoro individuale di recupero ?

Ci si aspetta che le donne di questo Paese, sulle quali pesa la cura dei figli e spesso anche degli anziani della propria famiglia, possano rinunciare alle prospettive di lavoro e di carriera per tornare anche loro al ruolo di madri a tempo pieno come in passato quando la campanella della scuola suonava alle dodici e trenta, oppure ai sensi di colpa per avere scelto di andare avanti con il proprio lavoro ?

Alla manifestazione di Bologna, signor sottosegretario, c’erano giovani insegnanti con la penna rossa tra i capelli, le avrete forse viste in televisione. Insegnanti che richiamavano alla memoria la maestrina dalla penna rossa del libro Cuore, evocata anche da altri miei colleghi, inevitabilmente.

Ma oggi quella scuola della penna rossa non esiste più, quella società non esiste più. Oggi, il difficile Franti è un ragazzo prezioso agli occhi del suo insegnante, quel difficile Franti è un ragazzo per il quale non devono mai più riaprirsi le porte delle classi differenziali destinante, come erano, a chi faticava a socializzare, a chi mostrava disturbi comportamentali, a chi aveva un vissuto complesso e difficile, magari perché aveva alle spalle, e se la lasciava dietro la porta quando la chiudeva la mattina, una famiglia piena di problemi, a chi semplicemente aveva bisogno di un tempo dilatato per apprendere. Per quei bambini e per i loro genitori, gli insegnanti della scuola dell’infanzia e poi quelli della primaria sono la prima e la più importante risorsa.

Un solo maestro, con sole ventiquattro ore settimanali, come si rapporterà con quel bambino ? E come riuscirà a soddisfare i bisogni di quella famiglia una scuola come quella del secolo scorso ? Noi ci auguriamo davvero che il Ministro Gelmini voglia ripensare questo provvedimento e voglia decidere di non accogliere le richieste del Ministro Tremonti a scapito della nostra scuola e che voglia ridiscutere una vera riforma fondata su un autentico progetto culturale. L’Italia ha bisogno di scuola, scuola, scuola.

A Bologna, nel corteo, sfilavano cartelloni con la scritta: ” Il nome Gelmini non fa rima con bambini “. Noi vorremmo davvero che il nome del ministro Gelmini possa comparire in calce ad un provvedimento che ha al suo centro il futuro dei nostri bambini perchè quel futuro è il futuro del nostro Paese. Faccia in modo la Ministra Gelmini che il suo nome non strida più con il nome dei bambini che sono e restano la più preziosa risorsa del Paese.

Prima di concludere, vorrei anche replicare all’onorevole Renato Farina che oggi in quest’Aula, quando è intervenuto – non c’è più, avrei preferito parlare in sua presenza -, ha rivolto moniti e ha dato lezioni di morale all’opposizione, rivolgendosi al ministro del Governo-ombra Picierno.

Farina ha parlato di inviti alla serietà e, bontà sua, ha ammesso che si può non essere d’accordo con la maggioranza. A quale titolo l’onorevole Farina parla di etica, di morale e di serietà, lui che ha tradito i principi che avrebbero dovuto ispirare il suo lavoro, firmando, come ” agente Betulla “, una delle più vergognose pagine del giornalismo e della politica italiana ? Noi vorremmo sapere di quale serietà e di quale etica parla quando cerca di dare lezioni di etica all’opposizione.

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abc last ott 8, 2008 Categorie: Parlamento ,In Parlamento
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