Cambiare il Decreto Lupi per restituire ai cittadini più deboli i loro diritti

acquaIl mio impegno con i deputati dem per cambiare quella norma iniqua

Articolo di Sandra Zampa su La Repubblica di Bologna del 25 luglio 2015

Il dibattito sulla legittimità della decisione del Sindaco Merola circa l’allacciamento degli occupanti all’acqua rischia di riportarci indietro nel tempo, a una stagione politica che contrapponeva legalità a solidarietà. Una stagione superata da tempo. Ma tant’è.

Ci ritroviamo a dover ribadire che le occupazioni non sono certo uno strumento per risolvere il problema della casa, e, tuttavia, non possiamo nasconderci che  rappresentano un segnale di disagio estremo che va colto e gestito dalla politica chiamata a individuare soluzioni più coraggiose, più veloci, capaci di fronteggiare fragilità e disperazioni sociali anche improvvise per la rapidità con cui possono manifestarsi. Ma intanto, oggi, non si possono lasciare senza acqua famiglie con neonati e anziani in violazione, grave, dei diritti umani.

L’acqua è un bene primario che non può essere negato a nessuno. Ce lo insegnano Convenzioni e Dichiarazioni internazionali. Ne richiamo solo due: la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) e la Convenzione sui diritti dell’Infanzia (1989). Ma anche la nostra Costituzione, laddove tutela il diritto alla salute, dice che l’accesso all’acqua è un diritto. Tutto questo sta nella decisione del Sindaco Merola  che ha semplicemente scelto di tutelare la salute di neonati, anziani, persone malate e, così facendo, quella di tutti i cittadini di Bologna. È noto infatti che d’estate, tanto   più con le altissime temperature di questi giorni, l’accesso all’acqua potabile mette al riparo da possibili complicazioni sul piano dell’igiene pubblica.

Quindi il Sindaco ha fatto bene. Allo stesso tempo la magistratura sta solo svolgendo il suo dovere e dunque non sbaglia. Allora l’errore dov’è? Il difetto, non piccolo, è contenuto nella norma del decreto Lupi, articolo 5 della Legge 80, che viola un diritto fondamentale come, appunto, l’accesso all’acqua. Come si possano tenere insieme le ragioni umanitarie che il Sindaco ha fatto giustamente prevalere e pensare di risolvere questo problema senza una modifica dell’art.5 della Legge 80, resta, almeno per me, un rompicapo. La norma va corretta perchè è iniqua, viola i principi secondo i quali l’acqua è un diritto inalienabile ed è preciso compito della politica correggere questo errore.

Per questo insieme al senatore Sergio Lo Giudice e a tutto il Partito democratico proporremo una modifica a quella norma e rivolgiamo un appello al ministro Delrio perché già nel decreto enti locali si riformi la norma.  Non ci sono altre vie, non si salvano capre e cavoli se non con un serio impegno: non si può infatti dire che il Sindaco ha agito per ragioni umanitarie e allo stesso tempo sostenere che la legge va bene così. Delle due l’una: se il Sindaco ha ragione,e ce l’ha, la Legge va modificata.

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