Bertinotti, il poeta morente, la sciolina e l’insegnamento di Prodi

gentiluomini...

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articolo di Sandra Zampa su Il Messaggero del 18 marzo 2009

La semplificazione che giornali e tivu’ impongono all’analisi della politica non giova più di tanto alla sua comprensione.

Nella sua lunga chiacchierata con Fabio Fazio a “Che tempo che fa“, il Presidente Romano Prodi ha rievocato, seguendo il filo delle domande che gli venivano rivolte, alcuni episodi della vita dell’esecutivo da lui guidato tra 2006 e 2008. Non ha svolto una riflessione compiuta ne’ tracciato un bilancio complessivo di quella vicenda. Ha risposto con sincerita’ e immediatezza alle domande. A quelle che gli sono state rivolte, evidentemente.

“Il governo Prodi poteva durare ancora?” gli ha chiesto Fazio. “Si” ha risposto il Presidente ricordando che superata con successo e senza particolari difficolta’ la seconda finanziaria, una manovra tutto sommato leggera se paragonata alla prima, resa pesante e difficile dalla urgenza di rimettere in sesto i conti pubblici, il suo governo si apprestava ad assumere provvedimenti di carattere redistributivo. In quel contesto e in quel clima si svolgeva in quelle stesse settimane (tra dicembre  e gennaio 2008), il confronto tra le forze politiche sulla legge elettorale, per cancellare quella “porcata” (Calderoli) che aveva minato e distrutto l’unione prima ancora che nascesse dal punto di vista elettorale.

Voglio ribadire che l’Unione non si e’ mai trasformata in un simbolo elettorale sulla scheda con la quale si e’ votato nell’aprile 2006. Proprio quella legge elettorale aveva prodotto una frammentazione drammatica del sistema politico incentivandolo a darsi visibilita’ nella differenziazione e nella distinzione esasperata delle identita’  (la famiglia e’ stato uno dei temi sui quali si e’ consumato più di tutti questo esercizio, ridotta a poco meno che un vessillo lacerato dalla destra e, ahime’, anche da quanti tra noi si sono prestati a partecipare alla competizione per affermarsi agli occhi dell’elettorato cattolico come il vero tutore degli interessi di madri e padri, figli e nonni e tutti i gradi di parentela!  Situazione grottesca se si considera il valore anche simbolico di quel Ministero per la famiglia voluto da Prodi e affidato a Rosy Bindi con ottimi risultati).

Ecco, non credo di sbagliare quando affermo che il Presidente Prodi di quella roba li’ non sente nessun rimpianto. E mi pare che da Fazio abbia detto con molta chiarezza che la frammentazione eccessiva delle forze politiche e’ un grande danno per il sistema e per il Paese.

So anche di interpretare autenticamente il suo pensiero affermando che il Presidente visse come un tradimento grande sia dell’elettorato che del bene del Paese che della fiducia personale, il voltafaccia di Bertinotti. La sua caustica osservazione sul “poeta morente” fece suonare di fatto un vero e proprio “rompete le righe” a sinistra.

Lo scrivo qui anche perche’,  appena uscito dallo studio di “Che tempo che fa”, il Presidente si e’ pubblicamente rammaricato di non aver avuto occasione di ricordare il colpo inferto da Bertinotti alla stabilita’ e alla vita del governo. Lo ha fatto in presenza non solo mia, ma di Fazio e altri. E’ dunque doveroso recuperare il suo pensiero in questo mio intervento.

a destra ed a sinistra...

a destra ed a sinistra...

Ma tornando a quel drammatico gennaio 2008, non si puo’ che osservare che l’annuncio che il PD avrebbe corso da solo, preceduto dall’affermazione che si era “a un passo dall’accordo” con Berlusconi sulla riforma elettorale, ebbe l’effetto della sciolina sulla neve. Fu una imprudenza. Fatale visto che c’era gia’ tra noi (Mastella) chi aveva deciso di spingere il governo nel burrone.

Cosi’ abbiamo consegnato il Paese nelle mani di una destra che risponde ad un unico azionista, Berlusconi, il Cavaliere nero  e che non ha remore nel piegare la Costituzione, le istituzioni, gli ideali propri, e persino la fede, al suo disegno di possedere l’Italia. 

Di fronte al dramma che si e’ compiuto, che io considero  epocale per il Paese, tutto il centro sinistra e’ chiamato a interrogarsi sulle proprie responsabilita’ (la durata
in carica del governo avrebbe permesso di ottenere risultati e, con cio’, quel recupero della fiducia gia’ avviato presso l’opinione pubblica per altro minata dai distinguo della coalizione di governo) ma soprattutto, sulla sua possibilita’ e capacita’ di mettere in campo un progetto vincente.

Tornare a vincere per sanare quei “dolori’ del Paese ai quali il Presidente ha fatto riferimento nella sua chiacchierata con Fazio. Quanto al PD di oggi, mi sembra che Prodi abbia detto con chiarezza che ci sono quattro nodi su cui lavorare: il rilancio della cultura e dell’iniziativa riformista, la capacita’ di affrontare e curare i “dolori” del Paese, la democrazia interna, il ricambio della classe dirigente.

Infine, se si vuol rendere giustizia a Prodi, ogni democratico deve ricordare le sue parole sulla ragion d’essere del PD: “e’ l’ultima speranza” per il Paese. Questo ci ha detto Prodi, ricordandoci che lui, la sua parte l’ha fatta vincendo due volte le elezioni e continuera’ a farla restando nel PD (da tesserato pensionato) e dando il contributo che un “due volte” presidente del Consiglio, un presidente della Commissione Europea, un economista e professore di chiara fama, un tenace e coerente democratico, puo’ dare con ogni suo intervento.

La storia insegna che le opportunita’ non vanno smarrite.  Impariamo dai nostri errori.

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abc last mar 18, 2009 Categorie: Media ,Sui mass media
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