App Immuni, Zampa:«Usarla è una prova di responsabilità. E non crea ansie»

App Immuni, Zampa:«Usarla è una prova di responsabilità. E poi non crea ansie»
La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: la notifica ti dà un dato oggettivo

Articolo di Martina Pennisi su Il Corriere di Torino del 5 giugno 2020

«C’è una questione culturale, di cultura politica. Io credo nella capacità di responsabilizzazione dei cittadini: gli italiani ci hanno dato una grande prova di saper fare dei sacrifici durante il lockdown e continuo a pensare che l’esercizio di responsabilità sia sempre la strada migliore». La sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa descrive in questi termini l’entrata in campo di Immuni nella partita contro Covid-19. L’applicazione di tracciamento dei contatti sviluppata dalla milanese Bending Spoons è scaricabile e attiva dal 1° giugno e ha superato il milione di download.

Lunedì 8 comincerà una fase di sperimentazione di una settimana in quattro regioni — Liguria, Abruzzo, Marche e Puglia — che potranno far partire le notifiche per avvisare chi è stato a contatto con qualcuno poi rivelatosi positivo per almeno 15 minuti a meno di 2 metri di distanza. È tutto volontario, dal download dell’app alla decisione dell’infetto di attivare l’invio dell’avviso fino alla reazione di chi riceve la notifica, e anonimo. Ecco perché da alcune regioni sono state sollevate perplessità, dal Veneto di Luca Zaia — «una babele ingestibile dove il cittadino decide cosa fare e cosa non fare» — al Friuli Venezia Giulia e al Piemonte, con l’indicazione di Ferruccio Fazio.

Immuni si sovrappone e crea confusione laddove le regioni si muovono in autonomia con il tracciamento manuale? «Innanzitutto si aggiunge e si integra a quanto già viene fatto e non lo sostituisce», afferma Zampa, sottolineando che «il tracciamento manuale ha dei buchi oggettivi, perché non sempre chi viene interrogato ricorda chi ha incontrato o conosce tutti quelli in cui si è imbattuto. Si pensi a chi è al tavolo vicino in un bar o all’amico di un amico». I detrattori fanno ancora notare che la sola ricezione di una notifica senza alcuna mediazione umana diretta potrebbe gettare l’utente a rischio nel panico o metterlo in difficoltà. «Al contrario: la notifica ti dà un dato oggettivo. Io potrei essere stata a contatto con uno infetto e non saperlo e preoccuparmene ogni sera. In questo caso ho una certezza» dice la sottosegretaria. E prosegue: «Posso capire invece la preoccupazione al pensiero di doversi mettere in autoisolamento senza sapere cosa accadrà dopo, ma come ministero abbiamo chiesto alle regioni di fare i tamponi nel tempo più breve e utile possibile».

Secondo la circolare del dicastero di Roberto Speranzainviata alle Regioni, nella notifica dovrà esserci un testo unico a livello nazionale che inviterà a contattare il medico di base: «Puoi e decidere liberamente di non farlo, ma il senso di responsabilità e amore per se stessi dovrebbero prevalere», dice Zampa. Sulla possibilità che i governatori mettano a disposizione dei cittadini applicazioni regionali afferma: «Si rischia un eccesso di protagonismo da parte delle regioni, magari anche dettato dalla buona volontà e non solo da quella di opporsi politicamente. Non penso abbia alcun senso, l’unica app da scaricare è quella nazionale, uno strumento preziosissimo sia per la nostra incolumità sia per la tutela e la salute degli altri. Dovremmo sentirlo come un imperativo morale».

C’è poi chi avanza ancora preoccupazioni sul rispetto per la privacy e il destino dei dati raccolti da Immuni e gestiti dal server della società pubblica Sogei: «Stiamo parlando di codici numerici assolutamente anonimi che vengono generati casualmente e non sono abbinati ad alcun nome. Nessuno dei soggetti coinvolti conosce l’identità degli altri. E tutti i dati verranno cancellati in dicembre», risponde Zampa. Una battuta finale sull’immagine del sito di Immuni, in cui una mamma cullava un bebé e il padre lavorava con il computer, accusata di sessismo: «Sono contenta che l’abbiano cambiata. E capisco le sensibilità: viviamo in un Paese in cui le donne sono state talmente esasperate nello scarso riconoscimento dei loro ruoli che ormai reagiscono con severità a qualunque cosa, anche se qualche volta si potrebbe soprassedere. Pensi che la prima volta che mi sono seduta la tavolo del Comitato tecnico scientifico mi sono resa conto che ero l’unica donna. Mi sono chiesta se dovevo far partire una polemica, ma in quei giorni drammatici stavamo contando i morti, e comunque sapevo che sarebbe venuto fuori e avremmo trovato un equilibrio. Sono contenta che sia successo».

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abc last giu 5, 2020 Categorie: Media ,Dai mass media
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