L’Europa è mancata sull’emergenza Coronavirus

prontosoccorsoLa sottosegretaria alla Sanità Zampa: “L’Europa è mancata sull’emergenza Coronavirus. Serve una rete Ue di acquisti”
L’esponente del governo: “Raggiungeremo il 50 per cento in più di posti in terapia intensiva e il 100 per cento in sub intensiva”

Intervista di Giovanna Casadio su La Repubblica del 09 marzo 2020

“Sarà bello il giorno in cui questi numeri cominceranno a calare. Quando a fine giornata leggo il bollettino dell’incremento dei contagi… beh, mi sale l’angoscia e penso che faremo di più, ancora di più e sempre di più per fermare il coronavirus”. Sandra Zampa, sottosegretaria dem alla Salute, è nel suo ufficio al ministero. Scorre i dati.

Sottosegretaria Zampa, il contagio non si ferma. Può tranquillizzare sui respiratori? Ce ne saranno abbastanza? Il suo ministero cosa sta facendo per garantirli, si parla di una partita di 5 mila acquisti?

“Noi stiamo acquistando ovunque: da un produttore italiano che ne sta producendo altri, ma c’è anche un ordine di acquisto internazionale. Raggiungeremo il 50% in più di respiratori, cioè di posti in terapia intensiva. E avremo il 100 per cento in più di posti in terapia sub intensiva”.

Ma è vero che scarseggiano i presidi di protezione, le mascherine per intenderci?

“Abbiamo anche qui dovuto rivolgerci al mercato internazionale. Ma c’è una grande partita di mascherine in arrivo in grado di soddisfare i bisogni”.

Siete riusciti ad ottenere quel piano europeo che il ministro Speranza è andato a chiedere alla Ue?

“Il ministro sta lavorando per questo, ma ancora non c’è. Affinché si realizzi tra qualche giorno ci sarà un ennesimo incontro, questa volta via web, con i colleghi di Francia, Spagna, Germania. L’obiettivo è andare verso un piano comune di acquisto e distribuzione dei presidi sanitari secondo il fabbisogno dei singoli paesi. Noi siamo stati i primi a partire, negli altri paesi europei il coronavirus si è registrato con più ritardo e adesso sono ahimè destinati a seguirci ”.

Quanto è mancata l’Europa nell ’emergenza coronavirus?

“L’Europa ha certificato in questo caso un vero fallimento. Lo affermo nella speranza, da europeista convinta, che quegli Stati uniti ‘Europa che non sono mai nati, siano  resi possibili dalla necessità a cui la realtà ci ha messo di fronte. Quando il contagio si è diffuso da Wuhan, l’Europa avrebbe potuto e dovuto su iniziativa di Ursula von der Leyen, riunirsi e affrontare un programma di azione comune con il censimento degli strumenti e delle risorse a cominciare da cosa ci si poteva scambiare l’un paese con l’altro. Non avremmo comunque potuto azzerare il contagio ma sarebbe stato più semplice affrontarlo e meno invadente la contagiosità. Gli altri Stati Ue si sono mossi solo alla fine per la paura che gli arrivasse il contagio dall’Italia, senza rendersi conto che il coronavirus l’avevano già in casa. L’Europa pensava che nulla di quello che si vedeva in Cina le sarebbe potuto accadere. Si è illusa”.

Come si farà a mantenere i livelli di assistenza per tutti gli altri pazienti, per coloro cioè che sono affetti da altre patologie?

“Noi siamo dentro un fiume in piena. Dobbiamo evitare che straripi. Dobbiamo impedire che si rompano gli argini, ovvero il Sistema sanitario nazionale deve essere in sicurezza. Dobbiamo correre più forte del fiume”.

Come?

Arruolando medici, comprando strumenti e attrezzature e attrezzando nuove strutture in grado di accogliere e curare tutti – e dico tutti – coloro che ne hanno bisogno. Questo stiamo facendo”.

Lei è d’accordo su un commissario straordinario come chiede Renzi ma anche vogliono le opposizioni, ad esempio Bertolaso o De Gennaro?

“Mai mettere in discussione le persone che con abnegazione stanno già affrontando l’emergenza. Non si aggiunge tensione in un momento come questo. Non possiamo essere il paese che “ci vuole sempre dell’altro”. L’Oms ci indica come il paese che ha reso più severi i provvedimenti, agendo correttamente”.

I giovani non vogliono rinunciare alla movida e sono i primi a sfuggire a provvedimenti severi?

“Come non rompere gli argini del fiume in piena dell’emergenza, dipende anche dai comportamenti individuali e collettivi del paese. Quando si è giovani la morte è lontana, talvolta comprendere è più difficile. Ma c’è anche la loro salute e soprattutto quella delle persone a cui vogliono bene, i nonni, i genitori, loro coetanei più fragili che ne va di mezzo. Non possiamo sbagliare”.

C’è un problema di sanità nelle carceri?

“Comprendo i timori e le paure dei detenuti che vivono come una minaccia il contagio senza poterne avere alcun controllo. Per cominciare teniamoli informati anche con video conferenze e aggiornamenti per non aggiungere per loro ulteriori danni”.

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