La prima discontinuità con Letta sarà non scendere a patti con Berlusconi. Renzi faccia le riforme e poi si torni a votare

Zampa: “Fatte le riforme si torni alle urne. Prodi attento, ma conteranno i risultati”

Intervista di Maria Paola Milanesio a Sandra Zampa su Il Mattino del 17 febbraio 2013

«Non ho mai considerato il governo Letta come il “mio” governo». Giudizio netto quello di Sandra Zampa, deputata del Pd e storica portavoce di Romano Prodi.

Perché è tanto tranchant?

«Non ho mai creduto nelle larghe intese, una formula fallimentare. Per di più quando si parte aprendo le porte anche a Silvio Berlusconi, delle cui imminenti condanne tutti sapevano…».

Come deve essere il governo Renzi?

«La prima discontinuità è certamente data dalla non presenza di Forza Italia e di Berlusconi».

Non basta per giustificare il “licenziamento” di Letta.

«Per questo noi aspettiamo di sapere da Renzi con chi intende fare le riforme radicali. Ciò che mi chiedo, però, è perché dovremmo arrivare a fine legislatura? Facciamo queste riforme, a partire da quella elettorale, e poi si vada alle urne. Un Paese dalla democrazia sana va al voto».

Dunque, è contraria a un governo di legislatura, che arrivi fmo al 2018?

«Mi auguro che Renzi faccia il massimo possibile e che, quando si rivelerà più conveniente andare alle urne, non si badi se sia o meno già arrivato il 2018».

A questo punto, quale sarebbe la differenza tra il governo Letta e quello di Renzi, se anche il secondo farà solo la riforma elettorale e qualche ritocco alla Costituzione?

«Credo che Letta abbia subìto dei ricatti, perciò mi va bene che Renzi dica che non si farà imprigionare. L`errore madre di Enrico è stato cancellare l`Imu sottolineo che in tutta Europa si paga un`imposta sulla casa -; poi si sono aggiunti i Shalabayeva e Cancellieri».

Perché addossare tutte le colpe all`ex premier? Il Pd dov`era?

«Quando Letta fece il suo discorso alle Camere, disse che ognuno doveva svolgere il proprio ruolo, ma questo non significa che noi dovessimo assumerci le responsabilità altrui. Perché abbiamo mandato a casa Josefa Idem, il cui peccato era veramente veniale rispetto agli altri? Solo perché era una esponente del Pd?»

Renzi ha la stoffa del leader e Letta no, è questo il giudizio che si sente ripetere. Basta a fare la differenza?

«Renzi è più veloce, più determinato, è 3.0 non 2.0. Letta, invece, è attendista, ha sperato che le cose si risolvessero e non ha dato ascolto ai segnali che arrivavano dagli imprenditori e dai sindacati, uniti nel dire che non si poteva più andare avanti in questo modo. Anche Renzi gli aveva mandati segnali molto chiari, dicendogli – alla terza direzione – che non intendeva “entrare” al governo con suoi ministri. In altre parole: non intendo avallare l`operato del tuo esecutivo con la mia segreteria, cambia ma fallo tu, non pretendere che sia io a toglierti le castagne dal fuoco. Letta non l`ha voluto fare».

Non c`è stato troppo cinismo nel modo in cui il Pd ha mandato a casa il premier?

«Non lo dico con ironia, ma questa è stata la parte più positiva dell`innovazione politica. Per la prima volta tutto è andato in onda sugli schermi, mentre prima ogni cosa avveniva dietro le quinte. Alla fine erano sorrisi generali, salvo non sapere chi avesse accoltellato chi. Apprezzo molto che Renzi voglia concludere le direzioni con un voto, invece di quei finti unanimismi».

Pippo Civati dice che 10 parlamentari potrebbero non votare Renzi.

«Pippo non partecipò al voto di fiducia per il governo Letta. Credo che ora voglia semplicemente dire che vanno ascoltate tutte le parti. È un consiglio che mi sento di sottoscrivere: ci vuole pazienza, Matteo ascolti tutti».

Da Romano Prodi sono arrivate parole di sostegno al leader Pd.

«Il presidente ha detto di essere curioso, più attento e che c`è anche un`attesa. La tranquillità è un`altra cosa, viene dopo che si sono sperimentate le cose, ha sottolineato. Ovviamente ognuno di noi si augura che il risultato sia il migliore possibile. Per Renzi, per il Pd – che altrimenti rischia il botto definitivo con i fuochi d`artificio – e per il Paese».

 

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