Prima affrontiamo conflitto di interessi, ineleggibilità di Berlusconi e concentrazione dei media, poi parleremo di semipresidenzialismo

Sandra Zampa ad Affaritaliani.it: Sì al semipresidenzialismo, ma senza regali al Cav

Intervista di Tommaso Cinquemani a Sandra Zampa su Affaritaliani del 3 giugno 2013

“Il semipresidenzialismo va seriamente preso in considerazione. Berlusconi, con il sistema istituzionale vigente, lo abbiamo riportato al governo per ben tre volte”. Sandra Zampa, onorevole del Pd e portavoce di Romano Prodi, apre uno spiraglio alle riforme costituzionali, ma ad Affaritaliani.it spiega: “Per prima cosa avremmo dovuto mettere al riparo la legge elettorale da una fine prematura del governo, a cui il Centrodestra si sta impegnando”. E sul governo Letta, nato dopo la rielezione di Napolitano, è tranchant: “Non penso che ci fossero le condizioni perché questo esecutivo affrontasse una riforma di così grande respiro, sarebbe stato meglio un governo di scopo”. E sulla crisi del Pd: “Non ci si divide perché si è ex Dc o ex Ds, ma per questioni di potere e visibilità. Il congresso è l’ultima chiamata”.

Onorevole Zampa, il premier Letta ha aperto ad una riforma costituzionale in senso semipresidenziale, antico cavallo di battaglia del Pdl. Nel Pd alcuni si sono detti favorevoli, tanti altri contrari. Lei che cosa ne pensa?

“Penso che come ipotesi vada seriamente presa in considerazione, però non senza aver risolto la questione del conflitto di interessi, il dossier dell’ineleggibilità di Berlusconi e il nodo della concentrazione dei media, questione tuttora irrisolta. E poi non ci dimentichiamo che tre volte su tre, con il sistema istituzionale vigente, abbiamo riportato Berlusconi al governo, questo ci deve fare riflettere doppiamente”.

Condivide la necessità, espressa dal governo, che la legge elettorale debba essere fatta in maniera posteriore rispetto alle riforme costituzionali?

“Noi per prima cosa avremmo dovuto mettere al riparo la legge elettorale da un’eventuale fine prematura del governo. Cosa in cui il Centrodestra, al di là delle parole, sembra molto impegnato, visto che c’è un ricatto continuo a cui viene esposto l’esecutivo” .

Quindi lei avrebbe votato la mozione Giachetti per un ritorno al Mattarellum?

“E’ chiaro che se si pensa ad una riforma complessiva questa deve essere coerente in ogni sua parte e in questo senso la riforma della legge elettorale è l’ultima che deve essere fatta. Ma prima era necessario mettere in sicurezza l’esistente. Io stessa ho depositato una legge in Parlamento che chiede di abolire il Porcellum“.

Questo governo è in grado di affrontare riforme importanti, come Letta auspica?

“Io non penso che ci fossero le condizioni perché questo governo e questo Parlamento affrontassero complessivamente una riforma di grande respiro. Io faccio parte di quelli che avrebbero voluto vedere nascere un governo di scopo, che sarebbe stato il modo migliore per fare delle riforme: per prima cosa la legge elettorale, poi la fine del bicameralismo, la riduzione del numero dei parlamentari. E le riforme economiche, importantissime. Questo avrebbe reso più semplici le cose, che invece si vanno complicando”.

Molti nel Pd, sulla questione del semipresidenzialismo, hanno posizioni divergenti. E’ un tema su cui si può arrivare ad una sintesi oppure sarà un nuovo motivo di divisioni?

“Questo non posso saperlo. Quello che posso dirle è che il Pd deve fare un bagno nelle fonti originarie e ricominciare un confronto molto serio. Nel partito vedo una somma di posizioni differenti, che un giorno dovranno essere affrontate”.

Quando sarà il momento giusto?

Il Congresso è l’ultima chiamata. Ce lo dicono i nostri militanti che ormai hanno finito la pazienza. Sbaglia chi pensa che sia una questione che riguarda solo un pugno di dirigenti. Serve un rinnovamento profondo, dobbiamo chiarire qual è il motivo che ci tiene assieme”.

Parlando di Congresso, che opinione ha di Renzi, che alcuni sperano si candidi?

“Ho il massimo rispetto di Matteo, ma in generale non intendo schiarami con delle persone fino a che non si fa chiarezza sui contenuti. Questo è un partito che va rifondato, quello autunnale non è un Congresso in cui ci si può limitare ad ascoltare o a leggere una mozione. Se siamo ridotti così qualcosa non ha funzionato, è inutile insistere nell’errore”.

Massimo Cacciari, con una intervista ad Affari, ha detto che il Pd è un esperimento fallito, che è impossibile unire due tradizioni importanti, come quella comunista e quella democristiana, perché rimarranno sempre divise, come l’acqua e l’olio. Condivide questa riflessione?

“Mi sembra che Cacciari nobiliti lo stato delle cose. Non ci si divide perché si è ex democristiani o ex Ds. Purtroppo le divisioni sono spesso molto meno ideologiche, sono pure posizioni di potere e di visibilità dentro il partito. Guardiamo avanti: io resto convinta che il Centrosinistra debba diventare una vera forza e voglio ricordare che fino a tre ore prima della tragedia del Quirinale avevamo Sel che aveva dato disponibilità a confluire nel Pd”.

 

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