Un referendum per tornare alla vera politica

Romano Prodi il 30 Agosto 2011 a Bologna mentre firma il modulo per il referendum

Articolo di Sandra Zampa su Il Corriere della Sera, edizione di Bologna, del 28 agosto 2011

Se dovessi spiegare con uno slogan il perché del referendum per abrogare la legge elettorale “porcata” di Calderoli, direi così: “No porcellum, no casta“.

Dopo un’estate di denunce contro i privilegi (veri e presunti) dei parlamentari, ci si accorge che nessuno si è preso la briga di spiegare da dove muove la gravissima crisi che ha investito l’istituzione che rappresenta il cuore del sistema democratico e la massima espressione della rappresentanza popolare.

Chi ha promosso il referendum non ha dubbi al riguardo. All’origine dei nostri guai c’è un Parlamento di “nominati”. Chi li ha fatti eleggere è il loro “capopartito”, magari pro quota correntizia. I parlamentari eletti con l’attuale legge non sono stati scelti dagli elettori e non hanno dunque – persino contro il loro stesso sentimento e la loro stessa volontà – una relazione diretta con i loro elettori. Non sono tenuti a rendere conto agli elettori del proprio lavoro, né a motivare le scelte di voto, né vengono investiti della responsabilità concreta di rappresentare l’interesse del proprio territorio. E gli elettori, da parte loro, non li avvertono come i loro rappresentanti in Parlamento. Non li sentono vicini, né amici. Li avvertono semplicemente come privilegiati, distanti e separati. Naturalmente le eccezioni sono tante, specie laddove la relazione tra militanti e politici è di antica data. Ma il sistema è questo.

Una situazione ben diversa da quel Parlamento scozzese, visitato ad Edimburgo una decina di giorni fa durante un mio breve soggiorno. Colpisce la cura con cui lì viene documentata e pubblicizzata l’attività dei parlamentari in particolare nei rapporti con gli elettori del loro collegio. Si possono così vedere le immagini di incontri dei deputati scozzesi all’aperto con gli allevatori di pecore merinos, al porto tra i marinai e i grossisti del commercio internazionale, nelle scuole dei quartieri popolari. L’aula parlamentare ospita il più grande numero di posti a disposizione del pubblico che voglia assistere ai dibattiti. L’accesso al Parlamento è semplice e diretto. Gli uffici per gli incontri dei parlamentari con i cittadini hanno porte a vetri perché tutto sia trasparente.

Da noi, invece, è stata imposta nel 2005 una legge elettorale che ha espropriato i cittadini del diritto di scegliere i propri rappresentanti. Una legge che ha tolto credibilità e autorevolezza al Parlamento. Restituire agli elettori il loro diritto a scegliere è una priorità. A questa esigenza democratica, riconosciuta anche da molti tra coloro che avevano sostenuto la legge Calderoli, dovrebbe dare una risposta il Parlamento. Tuttavia sono
evidenti le difficoltà, gli ostacoli e gli opportunismi e, peraltro, essendo la legislatura ormai nella sua fase finale, il tempo a disposizione è davvero poco.

La democrazia italiana non può permettersi di tornare al voto con una legge “porcata”.

Per questa ragione abbiamo promosso la raccolta di firme per un referendum abrogativo dell’attuale legge che, se approvato dagli elettori, ripristinerà la legge elettorale precedente, il “Mattarellum”, fondata sui collegi uninominali e sulla scelta degli eletti da parte dei cittadini.

Ci poniamo così il duplice obiettivo di sollecitare il Parlamento ad approvare prima delle prossime elezioni nuove norme o, in assenza di tale esito, di ricorrere direttamente al voto dei cittadini.

Sono certa che Bologna, la culla dell’Ulivo, sarà all’altezza di questa sfida. Il conto alla rovescia è cominciato. Il Partito Democratico ha aperto le sue feste alla raccolta delle firme. Altre forze politiche e sociali hanno aderito alla raccolta. La possibilità di cancellare la “porcata” è nelle nostre mani.

Non sprechiamo questa occasione. Di qui il nostro appello alle donne e agli uomini di Bologna perché apponendo la loro firma combino la vita politica dell’Italia.

Sandra Zampa, deputata PD.

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