La politica adesso torni a fare il proprio lavoro. Non è così che si difendono i diritti umani, le ragioni dello Stato e della Chiesa.

feb 12, 2009 Categorie: Media ,Sui mass media
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un momento della rissa scatenata dal PdL al Senato

un momento della rissa scatenata dal PdL al Senato

LA POLITICA ADESSO TORNI A FARE IL PROPRIO LAVORO

su Europa del 12 febbraio 2009

«un paese può essere costretto a fare anche testamento». Nelle ore immediatamente successive alla morte di Eluana Englaro, l`ha scritto Claudio Magris a conclusione di un suo intervento, straordinario per l`equilibrio e per la capacità di lettura di quanto sta accadendo al nostro paese.

È vero.  Anche un paese può essere costretto a fare testamento.  L’ho sentito vero, con tristezza, quando di prima  mattina, l`altro ieri, ho letto sul mio cellulare il  testo dell`sms di una mia giovane ex collaboratrice nei giorni di palazzo Chigi.  Eccolo: «Ti consiglio l`ottimo Avvenire di oggi dal titolo: il padre si è fatto giudice e boia.  Avrei un po` di domande per voi cattolici, perché io non mi considero più tale.  La prima è: esiste la carità cristiana?  E il rispetto? Mah.. sono senza parole».

L`ho sentito di nuovo vero ieri sera a Bologna conversando con un padre domenicano sul tema della fine della vita.  Mi ha detto che aveva da poco scritto e pubblicato sulla rivista del Centro culturale San Domenico che la iattura più grande che poteva capitare era che esso finisse affidato a noi, nell`aula del parlamento.

lo, che da sempre reagisco con vivacità all`abituale, sempre maggiore sfiducia attorno ai parlamentari, al loro lavoro e al loro ruolo, sono stata sul punto di replicargli con un «si sbaglia davvero» e argomentare. Ma in pochi attimi mi sono tornate in mente ben chiare le immagini di questi giorni. Le urla, gli insulti, le stupidaggini ignoranti, tutto quel gridare senza pietà per nessuno.

Senza clemenza. Senza amore. Senza rispetto. Persino senza dignità.

Cosa resta oggi di quel clamore sguaiato? Di certo, l`ha scritto la collega senatrice Soliani in una lettera ai parlamentari, il «corto circuito istituzionale» che ha travolto «ruoli e regole», ha aperto «spregiudicatamente il conflitto con il capo dello stato», ha usato «cinicamente il dolore piegandolo a interessi di potere», ha misconosciuto «la carta costituzionale» e diviso «la società mettendo a rischio la pace religiosa».

Restano anche le ferite al paese che esce più lacerato e più diviso da una battaglia che non è stata per la vita.  È vero. Un paese può essere costretto a fare testamento. Fermiamoci.

Siamo noi, eletti per avere cura del nostro paese, a dover cambiare strada. Basta partecipare a talk show che non possono, perché non hanno le caratteristiche né le intenzioni, informare correttamente l`opinione pubblica su temi così laceranti e complessi.  Basta con la strumentalizzazione dei drammi degli individui. Basta con gli squadrismi da chi ha la responsabilità di rappresentare la maggioranza. Non è così che si difendono i diritti umani, non è così che si difendono le ragioni della politica e dello stato, né della Chiesa.

Torniamo a fare bene il nostro lavoro. In silenzio, nei luoghi consoni, l`aula del parlamento innanzitutto.

Diamo al nostro paese buone leggi che rispettino lo spirito e la saggezza dei padri costituenti e abbiano ben chiara la distinzione dei poteri e tra Stato e Chiesa.

Che cosa resta del clamore sguaiato di questi giorni? Solo ferite alle regole istituzionali e alla coscienza del paese.

Sandra Zampa

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