In Italia sono spariti 5.588 bambini, le istituzioni si muovano

In Italia 5.500 minori di cui non si sa nulla «Servono più tutele»
Il caso dei bambini non accompagnati «L’impegno dei Comuni non basta»

Articolo di Lucia Bellaspiga su Avvenire del 21 novembre 2015

L’ultimo giorno di questo 2015, quando stapperemo lo spumante, il contatore dei bambini sotto i 5 anni morti per cause prevenibili si fermerà sui 6 milioni. Lo stima Unicef nel suo rapporto “Per ogni bambino la giusta opportunità“, diffuso nel giorno in cui il pianeta celebra la Giornata per i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. E ancora cifre: un milione di bambini nel mondo muoiono lo stesso giorno in cui nascono, come le farfalle. Due milioni nella prima settimana. Lo fa sapere Amref, la più grande organizzazione no profit che si occupa di salute in Africa: “Il periodo più critico sono i primi 28 giorni”, quando chi nasce nella parte sbagliata del mondo rischia la mattanza dovuta a povertà e condizioni igieniche. “Importanti passi avanti si sono fatti contro la mortalità neonatale – continua Amref -, ma troppo lenti: nel 1990 erano oltre 5 milioni i bambini che morivano nei primi 28 giorni, nel 2015 quasi 2,7″.

E veniamo a casa nostra. Più di 15mila minori stranieri non accompagnati sono presenti sul territorio italiano, ma di essi 5.588 sono “irreperibili”, hanno fatto perdere le loro tracce agli enti che li avevano in tutela: lo denuncia il Rapporto 2015 sulla Protezione internazionale curato da Fondazione Migrantes, Caritas, Anci, Sprar, con la collaborazione di Acnur. «La Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia ci porta a ricordare, tra i drammi che toccano i minori, quello dei minori in fuga da guerra, miseria e violenze », sottolinea monsignor Gian Carlo Perego, direttore di Migrantes. «Tra i minori non accompagnati che sbarcano sulle coste italiane non siamo ancora riusciti a dare a tutti ugualmente una tutela, e soltanto uno su cinque è in una struttura dello Sprar (il sistema di accoglienza dei profughi gestito dai Comuni, ndr). I circa diecimila minori non accompagnati oggi sono accolti nella maggioranza dei casi in luoghi di prima accoglienza inadeguati, contrariamente a quanto stabilito dal Patto Stato-Regioni del 2014: oltre la metà sono in sole tre regioni (Sicilia, Calabria e Puglia), e più di 3.000 nella sola Sicilia». Sappiamo bene inoltre che dei 5.000 resisi “irreperibili” in questo 2015, come dei 3.700 del 2014, troppi cadranno nelle reti di tratta, sfruttamento, criminalità. Con il sogno di raggiungere qualche parente in Europa, o di trovare un lavoro per inviare denaro a casa e pagare il debito contratto per il viaggio (3.000 euro in media, secondo la Caritas), sono spesso preda di adulti senza scrupoli (giorni fa Avvenire ha raccontato la storia terribile di Benedetta, bimba nigeriana venduta a 12 anni, approdata a Lampedusa dopo 10 mesi di violenze di gruppo e da lì portata a prostituirsi sulle strade del nord Italia: era una “minore non accompagnata” sparita nel nulla, giunta con la promessa di un lavoro onesto).

In particolare la Caritas romana si è soffermata sul caso dei minori egiziani in Italia, (2.047, un quinto tra i 12 e i 14 anni), ben la metà dei quali (1.182) sono scomparsi…

Eppure «i bisogni dei bambini sono la priorità del Paese – ha ricordato il capo dello Stato, Sergio Mattarella, intervenuto con un messaggio al convegno “Bambini e adolescenti migranti, quale protezione e accoglienza?” promosso dalla commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza -. Dalla loro crescita felice dipende il futuro del nostro Paese e le istituzioni devono compiere ogni sforzo affinché sia garantita loro la piena fruizione dei diritti riconosciuti dalla Costituzione.

La voce dei piccoli è inerme, per questo è essenziale che gli adulti imparino ad ascoltarli e farsene portavoce. Ma non sempre i bambini hanno la fortuna di potersi affidare alle cure di adulti ed è in questi casi che diventa essenziale il ruolo delle istituzioni per supplire a questa assenza. Le tragiche vicende dei bambini migranti scuotono le nostre coscienze e ci impongono di agire per consentire loro di approdare a una crescita senza violenza e senza privazioni».

Tanto più, ha ricordato nello stesso convegno il presidente del Senato, Pietro Grasso, che questi minori «sono fuggiti da conflitti, dittature, fame, dall’assenza totale della possibilità di un futuro e in molti casi, non mi stancherò di ripeterlo, sono fuggiti dai territori dove sventola la bandiera nera dell’Is, da quell’indottrinamento votato al terrorismo cui vengono sottoposti». L’auspicio di molti, Grasso in testa, è che il disegno di legge dell’onorevole Sandra Zampa (Pd) sulle misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati diventi al più presto realtà: «Il ddl Zampa risponde in modo concreto alle grandi esigenze, dalla dislocazione delle strutture di accoglienza in tutte le regioni alle procedure di identificazione e di accertamento dell’età, dall’integrazione scolastica all’affido familiare». Una legge – ricorda Sandra Zampa stessa – che renderebbe effettivi i diritti che l’Italia ha riconosciuto sottoscrivendo la Convenzione dei diritti del fanciullo di New York nel 1991. E mai epoca è stata così bisognosa che ciò avvenga».

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